E' chiaro che il pensiero dà fastidio...il pensiero come l'oceano non lo puoi bloccare, non lo puoi recintare.
Così stanno bruciando il mare. Così stanno uccidendo il mare. Così stanno umiliando il mare. Così stanno piegando il mare.
- Com'è profondo il mare - Lucio Dalla

Dove c’è zuppa c’è casa

Riscoprirsi comunità intorno ad una tavola. Da Jackson, Tennessee, parte la rivoluzione della zuppa. Parlare, confrontarsi e sentirsi a casa ovunque tu sia. Tradotto da ourjacksonhome.com.

  • 14 Nov 2017
  • Categoria: Articoli
  • Tempo di lettura: 6 minuti, 8 secondi

Cantare da soli per cantare meglio
Nel suo scritto “Eretici”, Chesterton scrive: “Una volta gli uomini cantavano in coro intorno ad un tavolo, ora un uomo canta da solo per l’assurda ragione che sa farlo meglio”. In altre parole, mentre viviamo un’era in cui la scienza ha prodotto risultati importanti, ci siamo distaccati dalle nostre origini, dalle nostre tradizioni, divenendo esperti in tutto tranne che in esseri umani. C’è qualcosa di più vero oggi, di quanto ha già scritto Chesterton un secolo fa?
In un’intervista al magazine Fortune, il rinomato sociologo e neuro scienziato John Cacioppo dipinge la solitudine come un’epidemia in piena evoluzione, la cui diffusione è dovuta dal moltiplicarsi delle situazioni di isolamento. “Non siamo più così legati l’uno all’altro. Non viviamo in villaggi da molte generazioni” dice Cacioppo, il quale prosegue poi nel descrivere lo scotto fisico e mentale che questo stato delle cose sta causando nelle persone e nella società. La sua diagnosi è drammatica.

“Una volta gli uomini cantavano in coro intorno ad un tavolo, ora un uomo canta da solo per l’assurda ragione che sa farlo meglio”
G.K. Chesterton

L’idea
Jon Mark, nativo di Jackson (Tennessee) e imprenditore nel settore dei social media, insieme ad un gruppo di “illuminati”, lontani da casa per lavoro, si stanno opponendo a questa tendenza. Loro credono che ci sia una potente soluzione che sta per rivoluzionare tutto il pianeta. Il motore di questa rivoluzione? La zuppa.
Mentre lavorava oltreoceano in relazioni internazionali, nell’autunno del 2011, Jon Mark e il suo compagno di stanza invitarono a casa un gruppo di amici per mangiare insieme la “zuppa del Lunedì”. La ricetta di questa zuppa (di pollo), la inventò,  circa 10 anni prima, la mamma di Jon quando in un freddo lunedì sera suo figlio tornò affamato dagli allenamenti di calcio. L’improvvisazione prese il nome di “serata della zuppa” (SoupNite) e divenne uno dei piatti principali della famiglia.
In un altro continente, insieme ad altri giovani professionisti, anche loro soli e lontani da casa, Jon organizzava la “serata della zuppa” sapendo che avrebbe favorito le condizioni di un ambiente familiare, di comunità. Dunque, in un piccolo appartamento al confine tra Francia e Svizzera nacque la prima “serata della zuppa”. Tra i presenti di quella prima sera si annoveravano un giovane ministro dell’Uganda, un consulente finanziario del Mississippi, un pescatore dell’Alaska ed altri ragazzi.

L’importanza del contatto
Come accaduto anni prima in Jackson, la “serata della zuppa” si trasformò presto in un appuntamento settimanale. Il gruppo crebbe rapidamente, dai sei iniziali fino ad arrivare, in alcuni casi, a trenta persone. Con il passare del tempo, la “serata della zuppa” divenne un’incubatrice per amicizie, affari, lavoro, e anche matrimoni. Non solo, l’iniziativa riuscì ad arrivare al cuore della considerazione anarchica che Chesterton aveva sollevato un secolo prima. La “serata della zuppa” offriva a dei ragazzi appassionati ma soli, una dimensione familiare, calda e sicura. Li metteva intorno ad un tavolo.
Uno dei fondatori, Connor Sattely, spiega: “Ginevra è un posto dove le interconnessioni sociali sono spesso limitate. Arrivi per lavorare con l’Istituto mondiale della Sanità, per esempio, e tutti i tuoi amici lavorano lì. Interazioni sociali fuori di quella cerchia sono difficili. La “serata della zuppa” era un modo per portare piccoli pezzi di queste cerchie in un gruppo diverso di persone, un gruppo allargato e, più importante di tutto, dare uno spazio sicuro, regolare e divertente dove divagarsi una volta a settimana”.
A causa del costante stress dovuto da lunghi turni di lavoro lontano da casa, per molte persone partecipare a quella serata era l’unico evento sociale nel calendario della settimana. Sattely ricorda in particolare un ragazzo giovane che confessò di essere molto spaventato nella sua nuova città. Naturalmente venne fatto entrare nella “serata della zuppa” e divenne subito un frequentatore assiduo. Più avanti, quando Sattely si stava preparando a lasciare Ginevra, questo ragazzo gli confessò che dopo quella prima sera chiamò a casa, negli Stati Uniti, per dire alla sua famiglia che aveva già incontrato belle persone ed era contento di essersi spostato. “Mi fece commuovere”, dice Sattley. “Essere un porto sicuro per qualcuno e donargli la giusta confidenza per rimanere vicino agli altri era ciò che la “serata della zuppa” era diventata. Questa trasformazione mi colpì molto, sapere che una piccola tazza di zuppa può fare così tanta differenza per qualcuno”.

Un altro partecipante della prima ora tocca le stesse corde.

“Ci sono alcune emozioni che accompagnano la vita dell’espatriato: nostalgia, mancanza della casa, e (purtroppo) a volte solitudine“, dice Charlie Sell, ora natural disaster manager alle isole Marshall. “Normalmente, noi teniamo alcune emozioni per noi; è parte della natura transiente dell’espatriato. Ma quelle serate erano qualcosa di speciale perché portavano fuori da noi queste emozioni e ci permettevano di creare la nostra casa seppur lontano da casa. Per me questo è quello che era la serata della zuppa, essere a casa ovunque tu sia”.

“Questo era la serata della zuppa, essere a casa ovunque tu sia”
C. Sell

Per molti partecipanti era attrattivo anche il fatto di rivedere le stesse facce ogni settimana, dopo un’estenuante giornata di lavoro. Lynn Gertiser, la cui mamma è di Jackson, è un altro membro della prima ora. Lynn dice: “è una mentalità per cui non importa dove sei, probabilmente ci sono persone intorno a te desiderose di avere una comunità in cui essere accettati, e non c’è nulla di meglio che farlo attraverso una cena. Guardati intorno. Niente vezzi, presunzioni, solo tu e la tua faccia stanca del dopo lavoro o del dopo studio. Un posto in cui l’interiorità di ognuno è aperta a tutti”.

Un nuovo inizio
Col passare degli anni, la formazione originale si è dispersa in giro per il mondo, dal Congo all’Argentina fino al Nepal, tutti impegnati a migliorare il pianeta. La serata della zuppa è continuata dunque in molti di questi nuovi posti, e nell’inverno del 2016, cinque anni dopo la prima adunata, la domanda si fece seria: E se questa iniziativa fosse scalabile? Se in qualsiasi città tu ti trovassi, ovunque nel mondo, ci fosse un invito perennemente rivolto a coloro che volessero ritrovarsi in una casa per imparare, crescere e (certamente) abbuffarsi?
Con questo turbinio di pensieri in testa Jon Mark e la sua squadra iniziò a lavorare su soupnite.com e coordinarono una serie di eventi “serata della zuppa” in giro per il mondo, in città quali Parigi, Buenos Aires, Città del Capo, Barcellona ed anche a casa sua in Tennessee.
A cosa ci porterà tutto questo? Per noi che siamo a Jackson è facile emozionarsi per i numerosi eventi ed iniziative rivolte al nostro territorio. Ma non dobbiamo mai trascurare il contributo importante che hanno dato i nostri concittadini perché questa zuppa facesse il giro del mondo. E’ possibile che un’iniziativa “essere a casa ovunque tu sia” per dirla come Charlie, possa connettere migliaia di comunità e incubare tante iniziative, affari, relazioni in grado di cambiare il mondo?
Tutto ciò sembra essere un risveglio per quelle generazioni cresciute con l’idea illusoria del successo. Abbiamo soprattutto bisogno ognuno dell’altro, di ascoltare e di essere ascoltati. Certamente, la generosità, l’ospitalità e la comunità sono valori più grandi di qualsiasi iniziativa ma ad ogni modo, non c’è dubbio che la “serata della zuppa” ha il potenziale per divenire un potente modello di sviluppo per dare alle persone gli strumenti utili a praticare certi valori in qualunque luogo e in qualunque tempo.

Thanks to Ben Burleson (the author) and ourjacksonhome.com.

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